lunedì 11 febbraio 2019

Lourdes

Se i numerosi amici conosciuti a Lourdes sapessero che provo a fare un blog, oggi, nell'anniversario della prima apparizione, esigerebbero da me che scrivessi qualcosa. Li accontento idealmente, visto che ne sono all'oscuro. Siccome, però, siamo a fine giornata, è meglio che mi serva di qualche immagine. Ne ho migliaia che tracciano la mia storia di 42 anni con Lourdes, nove dei quali vissuti proprio sopra la Grotta nella Maison des Chapelains. Ne ho presa qualcuna a caso. Non c'è scritta la data ed io non la ricordo. Meglio così, perché è una storia che riguarda l'Eterno.

Una messa al Cachot, la gattabuia da cui Bernadette è partita per andare a raccogliere
legna, trovando invece Aquero, come lei chiamava l'apparizione.

Ero coordinatore per l'accoglienza dei pellegrini italiani. Qui sono con gli altri 
coordinatori linguistici durante una celebrazione nella Basilica sotterranea di San Pio X.

Col gruppo degli amici di Lourdes di Pistoia davanti alla Grotta.

Al Foyer dell'Hospitalité, dove ho conosciuto 
e accompagnato tantissimi giovani e... adulti.

Con dei giovani di Varallo Sesia.

Infermiere e barellieri dell'UNITALSI di Torino.

Qui piantiamo una una delle migliaia di piante donate dai vivaisti di Pistoia. 
Siamo probabilmente nel 92.

L'amore per Lourdes è continuato a Firenze,
dove con i giovani abbiamo creato il musical Aquero.
La prima a sinistra è Silvia, prima ballerina col ruolo di Bernadette,
con la quale si era profondamente identificata.
A lei, agli amici piccoli e grandi, che hanno fatto parte di questa storia
di quarantadue anni, dedico una lettera di Bernadette,
letta da Silvia alla fine dello spettacolo di Casellina:

Da molto tempo il mio cuore sente il desiderio di scrivervi, ma quasi sempre non sono stata in forma e spesso occupata con i nostri cari malati. 
Ne provo vergogna, ma è necessario che vi dica che sono sempre malaticcia. 
Credo che il buon Dio non abbia ancora finito di mettermi alla prova. 
Ho avuto dapprima una crisi d’asma, che è stata abbastanza lunga; poi un forte sbocco di sangue che non mi permetteva di fare il minimo movimento senza che si ripetesse; non farete fatica a credere che essere così inchiodata non si addice molto al mio temperamento impulsivo. Ho davvero creduto che questa fosse la volta buona per andare a vedere il buon Dio. 
Ho completamente perduto l’uso delle gambe e devo subire l’umiliazione di essere portata dalle altre. Ho sempre paura che facciano uno sforzo eccessivo ma, quando lo dico, si mettono a ridere; direi anzi che mi prendono in giro, dicendo che possono portarne quattro come me! Sono veramente confusa per tutte le premure e le cure affettuose dell’infermiera. 
La mia più grande sofferenza e non poter fare come loro. 
Ma quaggiù la sofferenza! In cielo la vera felicità! 
Dicevo in questi giorni, al dottore, che era una cosa molto lunga: ha girato i tacchi dicendomi che avevo un terribile nemico. Comincio a credere che non ci capisca più nulla. 
Ti prego di abbracciare tutti per me, di dire loro cose molto affettuose da parte mia. Non dimenticarmi con i bambini che amo sempre. Vorrei avere qualche regalo da mandare, ma sono molto povera, non ho niente, assolutamente niente. Di’ loro di essere buoni, e di dire una piccola Ave Maria tutti i giorni per me. 
Ti assicuro che è molto raro che trascorra un giorno senza pensare a voialtri. Tutto ciò che vi riguarda mi interessa, perché conservo sempre un tenero affetto per tutti. 
Non vi preoccupate di me; sono molto felice sotto tutti gli aspetti. 
Dimenticate il mio corpo, che sta bene; pregate molto per la mia povera anima, soprattutto quando andrete alla mia cara grotta. È lì che mi troverete in spirito, attaccata ai piedi di quella roccia che amo tanto. 

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