sabato 19 gennaio 2019

L'architriclino

Il vangelo delle nozze di Cana (Gv 2,1-11) che proclamiamo in questa seconda domenica del tempo ordinario, mi ha fatto ricordare un articolo che ho scritto per la rivista Missioni OMI vent'anni fa. Ne ripropongo una parte.

Capita anche a noi, che facciamo parte di una congregazione religiosa e missionaria e non svolgiamo abitualmente il nostro ministero in una parrocchia, di celebrare di tanto in tanto un matrimonio.
In genere ce lo chiedono i giovani che ci conoscono bene e che abbiamo affiancato nel loro cammino cristiano.
Matrimonio degli amici José-Marco e Mara conosciuti a Lourdes. L'ho celebrato a Valladolid (Spagna),
quando ancora non avevo i capelli bianchi e... prima di scrivere questo articolo.
Altre volte si ha la netta sensazione di essere stati chiamati solo per rendere più “chic” la celebrazione, per ammobiliarla, come direbbero i francesi: un segno particolare aggiunto al rito, il fascino generato dall’essere sconosciuti ai più, il giocare a fare il simpatico e, soprattutto, una bella omelia. Insomma, se la festa è stata organizzata nei minimi dettagli, anche un “bel prete” non guasta, meglio se è originale.
In quest’ultimo caso si può provare qualche momento di imbarazzo, ma generalmente sono i momenti di gloria a prevalere: “non avevo mai partecipato ad una celebrazione così” (io sì); “ma lei da dove viene, padre?” (come Melkisedek, senza origini); “che belle parole!” (meglio non verificare ciò che hanno capito!); “si sentiva proprio la familiarità con gli sposi!” (ci siamo visti sì e no un paio di volte).
E si può addirittura rischiare di prendere il posto dei festeggiati principali. Si intuiscono, infatti, all’uscita della chiesa, in chi non ha avuto il coraggio di parlarti, sguardi di ammirazione, quasi un invito a muovere il primo passo.
Ahimè! La gloria è, però, destinata a durare poco. Quando, dopo la funzione religiosa, si passa, in verità assai malvolentieri nella maggior parte dei casi, a subire il martirio di pranzi che non finiscono mai in mezzo a schiamazzi o luoghi comuni sulla bellezza e originalità del vestito della sposa (a me sembrano tutti uguali!), si è costretti a prendere irrimediabilmente atto dell’entrata in scena di un altro personaggio, che ti sostituisce senza tante storie nel ruolo di protagonista: il maestro di tavola.
Lo ho osservato. È lui ad accogliere gli sposi all’arrivo e a suggerire un applauso, mentre li accompagna al loro tavolo; è lui a dare inizio a feste e danze con un semplice gesto della mano o della testa, pur sorvegliando il servizio dei camerieri; è lui a consigliarti un cibo raffinato e il vino che l’accompagna.
La sua tipologia fisica non è sempre la stessa. Però, sia che sia grasso e paffuto e stia alle soglie dell’ingresso, sia che sia magro e affilato e si piazzi dietro un tavolo, la sua caratteristica principale è quella di infondere sicurezza: “tutto è sotto controllo” – sembra dire ogni suo modo di fare.
Giotto, Le Nozze di Cana, particolare,
Cappella degli Scrovegni, Padova.
Un personaggio così è presente anche nel Vangelo, in quello di Giovanni, alle nozze di Cana. l'Architriclino (ὁ ἀρχιτρίκλινος) in greco. Anche lui aveva le sue sicurezze, “sapeva” come e in che ordine bisognava servire a tavola. Probabilmente se la sarebbe pure cavata nell’affrontare l’imprevista mancanza di vino. E forse nell’osservazione che fa a Gesù, di fronte al miracolo della trasformazione dell’acqua in vino, imprevisto anche questo, c’è pure una punta di umorismo, una sottile vena di ironia: “Tutti mettono in tavola per primo il vino buono e fanno servire quello più scadente quando la compagnia è allegra; tu, invece, hai conservato per ultimo il vino migliore”.
Certo è che in questo segno, in cui si manifesta la gloria di Cristo e dove il nuovo portato da Gesù prende il posto del vecchio, l’Architriclino è costretto a rielaborare i suoi schemi, ad accettare un fattore sorpresa.
...
Meglio che Architriclino è essere Maria che resta fiduciosa in un intervento sorprendente del Signore. Il vino migliore deve ancora essere servito.



Nessun commento: