Interno del Tram 8. |
A Roma generalmente preferisco spostarmi utilizzando i mezzi pubblici: scelta suggerita dall’apprensione generata dal
traffico e dalla difficoltà dei parcheggi, cui si aggiunge il provare a condividere un pizzico della vita delle persone che quotidianamente se ne servono per recarsi sul posto
di lavoro. C’è anche, almeno di tanto in tanto, la possibilità di assistere in
diretta a qualcuno di quegli scambi ad alta voce, che fanno tanto “atmosfera
romana” e che hanno ispirato pezzi di comici famosi come Proietti e Verdone.
Fino a trent’anni fa scambi del genere erano all’ordine del giorno. Ora si
sono fatti molto rari, a motivo della presenza dei tanti stranieri e degli
smartphone, che semmai ti obbligano a seguire colloqui di lavoro o liti fra
fidanzati, di cui non ti importa nulla. Resistono le donne di una
certa età, che non esitano a rivolgerti la parola, anche se non ti hanno mai
visto, e ad inveire contro ignoti. Resistono anche - ahimè! - quelli che hanno alzato il
gomito.
Mi è capitato stamani sul tram numero 8. Quando sono entrato,
i due, uno magro ed emaciato l’altro rubicondo con barba brizzolata, ancora
bell’uomo, stavano già disquisendo.
- Lo hai visto don Matteo ieri sera alla televisione?
- Don Matteo? E chi è?
- Quel prete che… lo hanno fatto vescovo… in Polonia… e che parlava dello sterminio degli Ebrei.
- Li mortacci! Io Hitler lo ammazzerei… Però tengo a precisare che so’ de destra… perché quelli che una volta erano di sinistra ora so’ de destra.
Escono prima di me. Un giorno probabilmente qualcuno lo dirà al
rubicondo che Hitler è morto da un pezzo. E a me qualcuno spiegherà la sua ultima affermazione politica, che sembrava tanto lucida?
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